(Garden City - NY, 1949)
"Elliott Murphy è così sfigato che non ha neanche le physique du role dello sfigato". Era, fra i "nuovi Dylan", giovanotti di belle speranze che ad inizio anni '70 nutrirono le speranze più che altro delle case discografiche. Quattro-cinque dischi splendidi, fatti con quattro case discografiche diverse, ed un caratterino ideale per stroncarsi la carriera. Niente eccessi, droghe o altre cose, solo una grave carenza di fermezza (di cui era invece notoriamente ben dotato Springsteen). Ottime canzoni, comunque, un periodo buio a fine anni '80, il trasferimento a Parigi per metter su famiglia, e da fine anni '90 una ripresa di carriera che lo vede perennemente on the road e a sfornare un disco ogni anno (anche se quelli dal 2005 in poi non sono questo gran che).
Last of the rockstars (1973)
Una di quelle canzoni che tutti vorrebbero aver scritto, nonché una delle migliori "lato 1 traccia 1" di un disco d'esordio. La mitologia del rock, in un periodo in cui stava per morire. C'era già il Mercer Center for Arts, i New York Dolls, e da lì a poco avrebbe aperto il CBGB.
You never know what you're in for (1975)
Canzone sul senso della vita che fa sempre il suo porco effetto. Qui in versione acustica live.
Diamonds by the yard (1975)
Sempre da "Night Lights" (che dava anche il titolo alla rubrica che teneva sul Mucchio Selvaggio negli anni '90). La copertina del disco ritrae un venticinquenne Elliott hipster in Times Square alle quattro del mattino, "l'unica ora del giorno", ricorda, "in cui non ci fossero in giro junkies, pushers, pimps and hookers", cioè i tossici, spacciatori, puttane e papponi che allora la popolavano e che sono citati in "You never know...".
Isadora's dancers (1975)
"Piove, a San Francisco, e penso che andrò a vedere uno spettacolo porno, perché è buio, e freddo e solitario ed è il punto più distante dall'amore a cui si possa arrivare". Non sono tantissimi a saper scrivere con questa disillusione.
Summer House (1977)
"La letteratura è la mia religione, ma il rock and roll è il mio vizio". Specialmente Francis Scott Fitzgerald, che è spesso presente nelle sue canzoni, e questa, senza citarlo espressamente, parla di un'estate con una Zelda sempre più sopra le righe.
Fall of Saigon (1982)
Capitano, è finita, saltiamo su una jeep e andiamo a vedere la caduta di Saigon.
Dusty Roses (1982)
E' tutto finito, i sogni di gloria sono svaniti, e lei le sue rose polverose non le vuole più non sopporta il suo cinismo che mescola la bellezza alla tragedia.
Niagara Falls (1984)
Una ex che gli manda una cartolina, sbagliando indirizzo, e, dice lui, ora che fai la spogliarellista lo sanno tutti che hai un tatuaggio di noi che ci buttiamo in un barile già dalle Cascate del Niagara. Grandi pezzi con pessimi arrangiamenti di plastica anni '80 fatti da Jerry Harrison dei Talkin' Heads.
On Elvis Presley's Birthday (1990)
Una canzone di ricordi, del padre che amava Elvis e che lo portava con sé a comprare le forniture per il locale che gestiva a Long Island, in una New York onirica, una unreal city dove, quando sei solo, puoi essere tutto quello che vuoi. Una canzone molto significativa per Elliott appena trasferitosi a Parigi.
Somebody's Anniversary (1998)
Sarebbero stati sedici anni oggi, ma in fondo, ogni giorno è l'anniversario di qualcuno.
"La letteratura è la mia religione, ma il rock and roll è il mio vizio". Specialmente Francis Scott Fitzgerald, che è spesso presente nelle sue canzoni, e questa, senza citarlo espressamente, parla di un'estate con una Zelda sempre più sopra le righe.
Fall of Saigon (1982)
Capitano, è finita, saltiamo su una jeep e andiamo a vedere la caduta di Saigon.
Dusty Roses (1982)
E' tutto finito, i sogni di gloria sono svaniti, e lei le sue rose polverose non le vuole più non sopporta il suo cinismo che mescola la bellezza alla tragedia.
Niagara Falls (1984)
Una ex che gli manda una cartolina, sbagliando indirizzo, e, dice lui, ora che fai la spogliarellista lo sanno tutti che hai un tatuaggio di noi che ci buttiamo in un barile già dalle Cascate del Niagara. Grandi pezzi con pessimi arrangiamenti di plastica anni '80 fatti da Jerry Harrison dei Talkin' Heads.
On Elvis Presley's Birthday (1990)
Una canzone di ricordi, del padre che amava Elvis e che lo portava con sé a comprare le forniture per il locale che gestiva a Long Island, in una New York onirica, una unreal city dove, quando sei solo, puoi essere tutto quello che vuoi. Una canzone molto significativa per Elliott appena trasferitosi a Parigi.
Somebody's Anniversary (1998)
Sarebbero stati sedici anni oggi, ma in fondo, ogni giorno è l'anniversario di qualcuno.