(Manama, Bahrein, ma in realtà di Meonstoke, Winchester, 1981)
Una delle giovani speranze del cantautorato inglese. Per alcuni l'erede di Billy Bragg, per altri addirittura di Joe Strummer. Certo è che in un periodo in cui la musica veleggia alta verso il disimpegno e il personale fare la scelta coraggiosa di sciacquare i propri panni punk hardcore nel pop più efferato e tirarne fuori un misto intelligente e coraggioso ed imbarcarsi in lunghissimi tour con una passione come quella di Frank Turner non è cosa comune, e il fatto che gli stia arridendo un certo successo ridà speranza nel mondo. Frank Turner è molto intelligente e di buona famiglia (ha studiato a Eton ed è laureato in Storia dell'Economia alla London School of Economics) ed ha pubblicato finora quattro album solisti dopo la carriera molto underground con i Million Dead, in cui più che cantare strillava ma con cui ha avuto un discreto successo di genere.
Per dare un'idea del personaggio vi basti il racconto del suo primissimo concerto in Italia: "Era il 2005, e i Linea 77 che erano a Londra per delle date promozionali ci chiesero di aprire per un loro concerto a Milano. Noi accettammo a cuor leggero, ma quando ci trovammo davanti a qualche migliaio di persone la nostra sicurezza iniziò a vacillare. Allora chiesi al mio amico Ugo di insegnarmi qualche parola in italiano, e lui me ne insegnò una dicendo che tutti mi avrebbero adorato. E così quella sera salii sul palco e salutai il pubblico: Buonasera, porcodio!".
Once we were anarchists (2005)
"Una volta eravamo anarchici, poi i cortei si son fatti noiosi, il governo evidentemente ci ignorava, e se la Rivoluzione non mi vuole, chi se ne frega". Ci siamo passati in molti, e gli diamo ragione tutti.
The ballad of me and my friends (2005)
"E se vi importa solo di arrivare, prendete l'aereo. Andremo all'inferno, ma avremo un sacco di storie da raccontare". Una ballata sugli anni selvaggi, un po' il contraltare della precedente.
Thatcher fucked the kids (2007)
"Quando incrocio qualcuno più giovane di me controllo di avere ancora portafoglio, telefono e chiavi. Colpa del Thatcherismo, che ha insegnato ai bambini a fottersene di tutto e di tutti".
Heartless bastard motherfucker (2007)
Al diavolo il buonismo: io sono uno stronzo ma almeno lo ammetto, mica faccio finta.
Photosyntesis (2008)
Come dire, ci meritiamo tutto. Una canzone sul trovare il proprio equilibrio, sul far compromessi ma senza rinnegarsi. "I won't sit down, and I won't shut up". E un video sul divertirsi come bambini.
Reasons not to be an idiot (2008)
Qui il Turner ritrova la vena punkettosa, ma melodica. Un inno contro la depressione amorosa e lo starsene svaccati sul divano.
Long live the Queen (2008)
Quando un'amica muore giovane ci sono due tipi di canzone che si possono fare: una strappalacrime, o un inno che ne porti avanti il ricordo e le idee. Eccole tutte e due. Non strappa le lacrime per la musica, ma per chi segue il testo c'è un momento in cui non si può restare impassibili.
The Road (2009)
"La mia grande paura è sempre stata quella di essere costretto a rimanere sempre nello stesso posto, per cui sono sempre trovato un posto vicino alla porta".
Peggy sang the blues (2011)
Nonna Peggy cantava il blues ed era un bel tipino. Ottimo pretesto per affermare che non importa da dove vieni, ma dove vai, e che non si viene certo ricordati per quel che non si è fatto.
Glory Hallelujah (2011)
La buona notizia è che Dio non esiste. E quel che è ancora meglio, possiamo battere le mani tutti insieme.
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